Ma facciamo un passo indietro... e iniziamo proprio dall'inizio di questo romanzo storico:
Perché hai voluto scrivere questo romanzo storico?
Tutto nasce perché il mio interesse per la parte storica, soprattutto per la seconda guerra mondiale mi ha portato ad inventare un qualcosa di particolare. Dunque storia e amore, passione e violenza, ideali e pazzia all'interno di un romanzo che porta il lettore a riflettere, a pensare e anche a vedere un qualcosa di lontano, un periodo che non va assolutamente dimenticato.
Castello di Sorci e Fighille, Citerna.
Beh, se non ci siete mai stati vi consiglio una "gita fuori porta" al fine di ammirare quelle bellezze, quei gioielli che abbiamo a portata di mano, con poche ore di macchina, e che ci aspettano per farci apprezzare una bellezza naturale, gratuita, che può ancora donarci qualcosa di particolare: la bellezza storica dei luoghi unita alla semplicità e all'armonia del posto. Citerna mi ha immediatamente conquistato, una cittadina arroccata sulla collina, con i suoi camminamenti medievali, poi Fighille, una piccola frazione ai piedi della stessa Citerna, con la sua storia, con il suo santuario "particolare" e con la sua straordinaria forza.
E il castello di Sorci?
Beh, quello è particolare, forse una delle poche strutture del 1100 ancora in piedi che nasconde centinaia di segreti, migliaia di storie e anche... il suo fantasma.
Ma torniamo al libro, questa volta non parliamo di un "local thriller"anche se hai unito reale e fantasia in maniera impeccabile.
Il genere "local thriller" nasce anni fa proprio su una mia iniziativa e, come si vede dagli ultimi lavori, cerco sempre di inserire anche le immagini dei posti che vado a descrivere all'interno del volume. Anche questa volta possiamo far inserire questo racconto in quel genere, anche se non parliamo di thriller, bensì di un romanzo che ha radici nel passato e lo sviluppo ai giorni nostri.
Esatto, la protagonista è una giovane giornalista americana che svolge la sua attività giornalistica alla ricerca di questo vecchio personaggio nazista.
Sì, la casualità a volte ti porta a scoprire cose più grandi di te. Tutto inizia nel 2014 e si prolunga proprio nel 2015. Un viaggio, che anche io ho fatto, al campo di sterminio di Birkenau, in Polonia, che consiglio vivamente, al fine di non perdere quella memoria storica che ci permette di non rifare gli stessi errori. Un viaggio particolare che porterà la giornalista a scoprire un diario, il diario segreto di un vecchio Ufficiale Nazista che, negli anni ottanta, a causa di una malattia, decide di nascondere proprio in quel luogo affinché qualcuno, in futuro, possa leggere ciò che realmente è stato fatto, è stato commesso.
Io ho letto il libro... il titolo...
Non diciamolo ancora, il titolo è particolare. Abbiamo (e parlo in plurale perché sono state coinvolte parecchie persone nella lettura e nelle correzioni dei passaggi del libro e nella ricerca di quel titolo che ha un significato profondo) cercato di dare lo spunto finale attraverso il titolo e... l'amore è ciò che poi ha convinto il protagonista a modificare completamente la sua vita.
Un sacco di documenti... son tutti vero?
Una parte sì, una parte inventata. Il libro va preso come un qualcosa di inventato anche se la parte reale, soprattutto quella della Berlino dei primi anni della guerra riflette in maniera perfetta proprio quel periodo storico. Le documentazioni raccolte sono reali, ma sono state modificate affinché la lettura portasse il lettore ad apprezzare tutta la storia.
Bene, io inviterei i lettori, il tuo pubblico ad attendere ancora prima di svelare qualche particolare... magari un assaggio del libro lo possiamo donare?
Certo...
«Speriamo che non cada proprio oggi!», sussurrò tra sé mentre continuava a scattare foto che riguardava immediatamente nello schermo della macchina digitale.
Si avvicnò ad uno dei “loculi” che un tempo sicuramente avevano ospitato sette, otto o anche nove persone, toccò la parete “incipriata” da calce bianca e provò un brivido freddo lungo la schiena.
Era come entrare nelle immagini di quel film, nella cruda realtà di un tempo che aveva conosciuto solo per mezzo della pellicola cinematografica.
Si guardò attorno, nel silenzio più macabro che quel luogo poteva nascondere.
Tutto, nel suo abbandono, era rimasto intatto.
Chiuse gli occhi pensando a quei poveracci rinchiusi nelle baracche, pensando alle persone che avevano sofferto nei loro scarni corpi e pensò a come era possibile che il mondo, nell’età moderna, avesse permesso un simile “sfacelo” umano.
Si guardò attorno.
“Non farlo… non puoi farlo” si disse, ma sentì l’impulso irrefrenabile di provare a sdraiarsi all’interno di quell’angusto spazio, sentiva che doveva farlo, mentre la parte razionale della mente continuava a suggerire di desistere, di scattare delle immagini e di lasciare quella baracca tremolante.
Era più forte di lei. Quel tavolaccio, e poi quello superiore, e poi quello inferiore, tre linee che ospitavano nove persone ciascuna, poi altri “loculi” e quella targhetta in inglese che sottolineava che in quella linea di asso dormivano almeno novanta persone, tutte accatastate una sopra l’altra, una accanto all’altra, senza spazio, senza nulla di “umano” e di degno per una vita umana.
Si avvicinò al pilastro in mattoni; una piccola insegna in cartone.
Osservò brevemente la piccola targhetta che spiegava che in quell’angusto posto, su quel tavolaccio di legno, dormivano nove persone.
Indietreggiò scattando una fotografia alla scaletta a pioli in legno che rimaneva nella stessa posizione da oltre settant’anni. Guardò oltre la finestra oramai distrutta dal tempo, mentre il vento soffiava imperterrito entrando nelle fessure di quella baracca che a malapena stava reggendo ancora il peso dell’età.
Questa è la parte in cui Susan, proprio all'inizio, entra in una di queste "baracche" in mattoni all'interno del Campo di Birkenau.
Ma avremo modo di raccontare altri passaggi....
... continua...
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